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Osservatorio Nazionale 2025 sulle Università Telematiche - a cura di AteneiOnline

Le Università telematiche stanno conquistando un ruolo sempre più rilevante all’interno del sistema formativo nazionale, trasformandosi da semplice alternativa alla formazione tradizionale in una delle sue componenti più dinamiche e in rapida espansione. A testimoniare questa evoluzione non sono percezioni o tendenze isolate, ma i dati dettagliati raccolti dall’Osservatorio Nazionale 2025 sulle Università Telematiche, realizzato da AteneiOnline, il servizio specializzato che da anni supporta migliaia di studenti nell’orientamento e nell’immatricolazione presso le Università Online riconosciute dal MUR.


INDICE DEI CONTENUTI:


L’analisi mostra con chiarezza come il modello digitale stia diventando una scelta stabile e strutturale per un numero crescente di persone. Negli ultimi cinque anni, infatti, gli iscritti agli atenei telematici sono raddoppiati, segnando un’accelerazione che pochi altri segmenti del sistema universitario italiano possono vantare. Se si amplia l’orizzonte temporale all’ultimo decennio, la crescita risulta ancora più impressionante: gli studenti iscritti a percorsi online sono più che quintuplicati, segno di una trasformazione profonda e di lungo periodo nelle modalità con cui gli italiani accedono all’istruzione superiore.

Questa tendenza emerge con forza soprattutto nei corsi che possono essere seguiti sia in presenza sia da remoto. In questi casi, la scelta della modalità telematica non rappresenta più una nicchia: oltre uno studente su cinque (21,8%) preferisce oggi frequentare il proprio corso di laurea online. Una percentuale che conferma come la flessibilità, la personalizzazione del percorso di studio e l’accessibilità offerte dal digitale siano ormai fattori determinanti nelle decisioni degli studenti di ogni età.

“I dati raccolti testimoniano un cambiamento strutturale nell’approccio degli studenti all’offerta formativa universitaria”, dichiara Matteo Monari, Fondatore di AteneiOnline. Come avviene da anni nel resto d’Europa, anche nel nostro Paese intraprendere un percorso accademico interamente online non è più l’eccezione, ma una scelta largamente condivisa e riconosciuta. Gli atenei digitali sono oggi una valida opzione per ogni tipologia di studente – dal neodiplomato a chi cerca percorsi formativi in un’ottica di crescita personale o professionale

Cresce la diffusione degli atenei telematici in ogni fascia della popolazione

Il grafico relativo al numero di iscritti alle università telematiche nell’ultimo decennio permette di cogliere visivamente la regolarità di questa crescita.

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Partendo da poco più di  60.000 iscritti nell’anno accademico 2015/2016, si arriva ad oltre 300.000 nel 2024/2025. La curva non presenta mai inversioni, rallentamenti significativi o fenomeni di regressione: al contrario, ogni anno gli iscritti aumentano in modo costante.

Parallelamente, si osserva un ampliamento del ruolo delle Università Telematiche nel sistema universitario complessivo: nell’anno accademico 2024/2025 il 21,8% degli studenti italiani iscritti a un corso di laurea disponibile sia in modalità tradizionale che telematica ha scelto l’online.

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L’insieme di questi elementi – crescita degli iscritti e consolidamento della percentuale di studenti online sul totale nazionale – permette di comprendere che la formazione telematica ha trovato uno spazio sempre più ampio non soltanto come risposta a bisogni contingenti, ma come opzione consolidata e pienamente riconosciuta, al pari della formazione tradizionale.

La diffusione degli iscritti degli atenei telematici per genere è uno degli indicatori più significativi. Nel 2019/2020 gli uomini rappresentavano ancora la maggioranza degli iscritti, con valori superiori al 54%, mentre le donne coprivano una quota pari al 45,2%. Negli anni successivi, però, la distanza tra i due gruppi si riduce progressivamente, fino a scomparire del tutto. Già nel 2022/2023 i valori risultano quasi equivalenti, mentre nel 2023/2024 si registra il sorpasso: le studentesse diventano la componente maggioritaria. Nell’anno accademico 2024/2025 la quota femminile raggiunge il 52,9%, consolidando definitivamente una tendenza che appare ormai strutturale.

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Questa inversione riflette dinamiche già osservate nel sistema universitario tradizionale, dove da anni le donne rappresentano una percentuale maggiore degli iscritti e dei laureati. La crescita della componente femminile nelle università telematiche suggerisce dunque un processo di convergenza tra i due modelli formativi, segno che anche le studentesse percepiscono la didattica online come un’opzione pienamente legittima, compatibile con i propri obiettivi personali e professionali. La scelta della modalità telematica non appare più vincolata a esigenze particolari, ma si configura come una decisione razionale e consapevole alla pari di quella relativa ai percorsi tradizionali.

La distribuzione degli iscritti alle università telematiche per fascia di età evidenzia un equilibrio che si conferma anche nel passaggio dall’anno accademico 2023/2024 al 2024/2025. Le tre fasce principali – under 25, 25–34 e 35–44 – mantengono un peso complessivamente stabile, con variazioni minime che non modificano la struttura generale della popolazione studentesca.

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Gli under 25 crescono leggermente, passando dal 32% al 33,7%, un incremento che suggerisce un interesse crescente da parte dei diplomati più giovani verso la modalità telematica, ormai percepita come un’opzione pienamente legittima del percorso universitario. Una dinamica opposta, di lieve contrazione, si osserva nella fascia 25–34, che passa dal 36,1% al 34,6%. Si tratta però di uno scostamento contenuto, che riflette più un riassestamento proporzionale che una modifica strutturale nelle scelte.

La fascia 35–44 rimane sostanzialmente invariata, con un passaggio dal 16,1% al 16,5%, confermando la presenza consolidata degli studenti adulti, spesso impegnati in percorsi di riqualificazione professionale o crescita interna rispetto al proprio ruolo lavorativo. Anche le due fasce più mature, 45–54 e over 55, mostrano una stabilità significativa, con variazioni quasi impercettibili. Il segmento 45–54 passa dal 10,8% al 10,9%, mentre gli over 55 scendono lievemente dal 4,9% al 4,3%, mantenendo comunque un peso coerente con le dinamiche del settore.

Nel complesso, i dati conferma un elemento chiave emerso più volte nell’Osservatorio: la popolazione delle università telematiche non è caratterizzata da sbilanciamenti generazionali marcati. Le tre fasce centrali coprono complessivamente oltre l’80% degli iscritti e si muovono in modo coordinato, senza variazioni che suggeriscano cambiamenti repentini nelle preferenze degli studenti. Questo equilibrio è il segnale di una maturità ormai raggiunta dal sistema telematico, che non si rivolge più a una categoria specifica, ma intercetta un pubblico ampio e trasversale. La didattica digitale appare così pienamente integrata nelle abitudini formative di studenti giovani, adulti in fase di consolidamento professionale e lavoratori più maturi, confermando l’adattabilità del modello online alle diverse esigenze della popolazione universitaria italiana.

Si amplia l’offerta telematica, in linea con le Università tradizionali

Un’altra dimensione essenziale da considerare è l’evoluzione dell’offerta formativa complessiva proposta dagli atenei telematici. Tra il 2019 e il 2024 il numero dei corsi di laurea disponibili in modalità online è cresciuto in modo costante, passando da 119 nel 2019 a 159 nel 2024.

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L’incremento di 40 corsi in cinque anni indica non solo un ampliamento quantitativo dell’offerta, ma anche una diversificazione delle discipline proposte, necessaria per rispondere a una domanda in aumento e per coprire aree disciplinari non precedentemente disponibili in modalità telematica, sempre più in linea con le università tradizionali.

La composizione dell’offerta formativa delle università telematiche, rappresentata dalla distribuzione percentuale delle macro-aree disciplinari, evidenzia una struttura ormai molto vicina a quella delle università tradizionali, con un peso particolarmente forte delle aree economico-giuridiche e sociali.

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Con il 44,7% dei corsi totali, la macro-area Economico-Giuridico-Sociale rappresenta quasi la metà dell’intera offerta didattica degli atenei digitali, confermando una tradizione che storicamente vede questi ambiti come particolarmente compatibili con la modalità online. Si tratta di discipline caratterizzate da un’elevata fruibilità dei contenuti teorici, da una certa indipendenza dalle attività laboratoriali e da una forte domanda di mercato, elementi che spiegano la concentrazione dell’offerta in questo settore.

La seconda area per consistenza è quella STEM, che raggiunge il 25,8% dell’offerta totale. Si tratta di un dato significativo, perché indica che gli atenei telematici stanno progressivamente ampliando il proprio posizionamento anche in un settore in cui il nostro Paese registra una grande richiesta di laureati.

Le aree artistiche, letterarie ed educative rappresentano il 22% dell’offerta complessiva, un valore che riflette la diffusione consolidata dei corsi in Scienze della Formazione, Pedagogia, Lettere e discipline affini, per i quali la modalità telematica offre un modello particolarmente efficace. La tradizionale vocazione degli atenei digitali verso i percorsi dedicati alla formazione e all’educazione trova così conferma nei dati, mantenendo un ruolo rilevante e stabile all’interno del sistema.

Chiude la distribuzione l’area sanitaria e agro-veterinaria, che si attesta anch’essa intorno al 7,5%, ma va interpretata tenendo conto delle limitazioni normative che regolano l’accreditamento dei corsi in ambito medico e sanitario. Le università telematiche, infatti, non possono attivare percorsi che richiedono attività professionalizzanti obbligatorie in presenza, come Medicina, Infermieristica o alcune lauree sanitarie. La presenza di questa macro-area nel grafico riguarda quindi percorsi collaterali, principalmente afferenti a scienze della nutrizione.

Andando invece ad analizzare la distribuzione degli iscritti alle università telematiche secondo l’area di studio specifica scelta, i dati mostrano un quadro molto articolato e confermano la forte eterogeneità dei percorsi scelti dagli studenti che si orientano verso gli atenei digitali.

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L’area con il maggior numero di iscritti è Economia, che raggiunge il 15,1% del totale e rappresenta un ambito tradizionalmente affine alla didattica digitale. La natura prevalentemente teorica delle materie, la forte spendibilità delle competenze nel mercato del lavoro e l’elevata domanda di profili formati in discipline economico-aziendali spiegano in modo coerente la concentrazione degli studenti in questo settore.

Subito dopo si colloca Scienze Motorie, al 14,1%, un dato che negli ultimi anni ha mostrato una crescita costante e che riflette l’elevato livello di flessibilità offerto dalla modalità telematica per una disciplina che, pur richiedendo attività pratiche, può integrare efficacemente contenuti online, esoneri, tirocinio in presenza e valutazioni distribuite.

Al terzo posto compare Scienze della Formazione, che raggiunge il 12,7% degli iscritti. Questo dato conferma la continuità con le rilevazioni precedenti: gli atenei telematici hanno da sempre un ruolo centrale nei percorsi pedagogici ed educativi, sia per la loro struttura metodologica sia per la composizione del pubblico, spesso costituito da lavoratori del settore scolastico o socio-educativo alla ricerca di un titolo utile per l’avanzamento professionale.

Seguono Psicologia e Ingegneria, con valori molto vicini (rispettivamente 12,4% e 12,3%). Psicologia rappresenta una delle aree in più rapida espansione nel panorama universitario complessivo, e la sua diffusione nel contesto telematico riflette l’ampia adattabilità della didattica online ai contenuti disciplinari. Anche Ingegneria, pur leggermente inferiore, mantiene una presenza importante che evidenzia la capacità crescente degli atenei telematici di sostenere percorsi complessi dal punto di vista tecnico, anche grazie all’introduzione di strumenti digitali evoluti e modelli formativi maggiormente orientati alla pratica simulata.

Giurisprudenza si colloca all’11,4%, un valore stabile e coerente con l’elevata domanda di percorsi in ambito legale, una delle aree in cui la modalità telematica ha trovato maggiore diffusione negli ultimi anni.

Le restanti aree rappresentano quote più contenute ma comunque rilevanti nel quadro complessivo. Lettere si attesta al 4,4%, mentre Nutrizione e Comunicazione si collocano poco sopra il 3%, confermando una presenza stabile di percorsi specialistici con un pubblico specifico e spesso orientato verso professioni settoriali. Infine, Scienze Politiche e Lingue chiudono la distribuzione con il 2,3% ciascuna, evidenziando una domanda più contenuta ma comunque costante.

Nel complesso, i dati mostrano un panorama equilibrato, che  conferma la crescente maturità del settore telematico e la sua capacità di diversificare l’offerta intercettando pubblici differenti e bisogni formativi sempre più articolati.

L’analisi comparativa tra studenti iscritti alle telematiche e alle università tradizionali per area disciplinare rivela che in alcune aree la modalità telematica ha addirittura superato quella tradizionale.

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È il caso di Scienze Motorie, dove oltre la maggioranza degli studenti (53,3%) frequenta un ateneo telematico. Molto alte anche le percentuali relative a Scienze della Nutrizione (45,2%), Scienze della Formazione (43%) e Psicologia (36,7%).

Questo dato mette in evidenza un’adozione particolarmente elevata della formazione online in specifici settori, mentre in ambiti come Comunicazione e Lingue la scelta della modalità telematica è meno diffusa, con percentuali inferiori al 15%.

Crescono i laureati online: in alcuni corsi sono più dei “tradizionali”

La crescita del numero di iscritti negli ultimi dieci anni ha avuto un impatto diretto sul numero complessivo di laureati provenienti dalle Università Telematiche. Il trend mostra un aumento significativo: dai circa 8.500 laureati del 2015 si arriva ai quasi 72mila del 2024, con un aumento di oltre otto volte rispetto al valore iniziale. Questo incremento non presenta discontinuità o flessioni, ma segue una traiettoria progressiva che evidenzia un’espansione strutturale del settore.

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Analizzando il peso relativo dei laureati telematici rispetto al totale nazionale, emerge che nel 2024 il 24,3% delle lauree conseguite in Italia proviene da un ateneo telematico. Questo significa che quasi uno studente su quattro che conclude il proprio percorso universitario sceglie la modalità online.

Bisogna considerare che questo dato prende in esame solo le classi di laurea effettivamente attivabili sia nelle università telematiche sia in quelle statali, rendendo il confronto pienamente omogeneo. Questo aspetto rafforza ulteriormente il significato del dato, perché colloca gli atenei telematici in un confronto diretto, senza distorsioni legate a corsi non attivabili online per vincoli normativi (come Medicina o alcune lauree sanitarie).

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L’analisi dei laureati per area disciplinare evidenzia come alcune discipline siano particolarmente rappresentate tra i laureati telematici. Per Scienze Motorie la percentuale dei laureati online raggiunge il 59,2%, superando nettamente quella delle università tradizionali. Per Scienze della Formazione la quota arriva al 44,8% e per Nutrizione al 42,4%.

Molto eclatante, per via dell’elevato numero assoluto di laureati, il caso di Giurisprudenza, dove nel 2024 4 studenti su 10 si sono laureati presso un’università telematica.

Anche nelle aree umanistiche, come Lettere, la percentuale di laureati telematici (38%) risulta significativa. Psicologia presenta valori inferiori ma comunque rilevanti, attestandosi al 29,8%. Le percentuali più basse si registrano invece in Comunicazione e Lingue, dove la preferenza per la formazione in presenza rimane prevalente.

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Più laureati in corso rispetto alle Università statali

Gli atenei digitali registrano un tasso di laureati in corso (ovvero degli studenti che riescono a termine il percorso entro la durata prevista dal piano di studi) pari all’80,88%, mentre nelle università statali la percentuale scende al 54,65%. Il divario supera i 26 punti percentuali, confermando un andamento che si ripete da diversi anni e rappresenta uno dei tratti distintivi del sistema telematico.

La maggiore regolarità degli studenti online è legata soprattutto alla struttura della didattica: lezioni accessibili in qualsiasi momento, calendari d’esame più distribuiti, possibilità di autogestire i ritmi di studio e minor dipendenza dagli orari e dalle dinamiche tipiche della presenza fisica. Questo modello favorisce chi necessita di percorsi flessibili e pianificabili, riducendo le interruzioni e i rallentamenti.

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Analizziamo ora la percentuale di laureati in corso in riferimento ai principali corsi di laurea, confrontando le performance degli atenei telematici con quelle delle università statali.

Il dato più evidente riguarda Giurisprudenza (LMG-01): l’83% dei laureati delle università telematiche completa il percorso nei tempi previsti, mentre nelle università statali la percentuale si ferma al 42,8%. Si tratta dello scarto più pronunciato dell’intera serie e riflette la natura di questa disciplina, scelta spesso da studenti che già lavorano e per i quali la flessibilità delle telematiche consente una migliore gestione degli esami e del carico formativo.

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Anche Ingegneria Gestionale (LM-31) ed Economia (LM-77) mostrano un netto vantaggio degli atenei telematici, con valori dell’83,7% e dell’83,4% rispettivamente, a fronte del 63,2% e del 67,6% delle università statali. In entrambi i casi, la differenza è inferiore rispetto a Giurisprudenza ma comunque significativa.

Discorso simile per Scienze della Nutrizione (LM-61), dove il 75,6% dei laureati telematici risulta in corso contro il 64,2% dei laureati delle università tradizionali, e per Psicologia (LM-51), dove il confronto rimane favorevole alle telematiche ma con uno scarto più contenuto: 74,6% contro 64%.

Assunzioni senza pregiudizi: 8 laureati “telematici” su 10 trovano lavoro entro un anno

Un altro dato molto interessante è il confronto del tasso di occupazione a un anno dal conseguimento del titolo tra i laureati delle università telematiche e quelli delle università statali. Il risultato evidenzia una sostanziale convergenza fra i due sistemi formativi: il 77,46% dei laureati online risulta occupato entro dodici mesi, contro il 74,46% di quelli provenienti dagli atenei statali.

Nel complesso, questo dato conferma che non esiste un pregiudizio occupazionale verso i laureati telematici: i due percorsi mostrano esiti molto simili, con un leggero vantaggio a favore degli atenei online. Un risultato che rafforza ulteriormente il ruolo ormai consolidato delle università telematiche all’interno del sistema formativo italiano.

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Il quadro si arricchisce osservando i tassi occupazionali dei principali corsi di laurea online (quindi riferiti alle sole università telematiche). Economia mostra un valore particolarmente elevato, pari al 91,4%, che indica un inserimento molto rapido nel mercato del lavoro. Anche Scienze Motorie presenta un tasso elevato, pari all’81,7%, mentre Ingegneria Gestionale registra il 79,6%. Psicologia e Giurisprudenza mostrano valori più vicini alla media, ma comunque superiori al 74%.

Queste differenze riflettono le variabili tipiche del mercato del lavoro e non la modalità formativa: le discipline economiche, tecniche e sanitarie tendono a mostrarsi più dinamiche e ricettive, mentre quelle umanistiche o socio-relazionali possono richiedere percorsi più lunghi di inserimento.

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Un ulteriore elemento che rafforza questo quadro è rappresentato dalla soddisfazione dei laureati. Nel 2024, il 89,84% dei laureati telematici dichiara di essere soddisfatto del proprio percorso, un valore quasi identico a quello delle università statali.

La coincidenza delle percentuali indica che gli studenti percepiscono l’esperienza telematica come comparabile a quella tradizionale, non soltanto sul piano dell’apprendimento, ma anche in termini di relazione con i docenti e di qualità complessiva del percorso.

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Analizzando nello specifico la soddisfazione dei laureati per ognuno dei principali corsi offerti dalle università telematiche, Giurisprudenza rappresenta l’area con il valore più elevato, pari al 96,27%, seguita da Scienze Motorie (91,74%), Psicologia (87,47%), Economia (85,19%) e Ingegneria Gestionale (84,35%).

Anche in questo caso, la distribuzione riflette la coerenza tra le aspettative degli studenti e il contenuto dei corsi, nonché la capacità dei percorsi telematici di fornire strumenti chiari, strutturati e coerenti con gli obiettivi formativi.

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Nel loro insieme, questi dati delineano una trasformazione ormai conclusa: le università telematiche non sono più un’alternativa marginale, ma una componente essenziale del sistema universitario italiano.

Gli atenei digitali contribuiscono in modo determinante alla formazione di nuove competenze, alla democratizzazione dell’accesso agli studi universitari e al supporto delle carriere professionali. La loro crescita, sostenuta da risultati concreti in termini di performance, appare destinata a proseguire anche negli anni successivi, contribuendo a rendere l’università italiana più pluralista, più accessibile e più in linea con le esigenze della società contemporanea.

Note Metodologiche

L’Osservatorio Nazionale 2025 sulle Università Telematiche si basa su elaborazioni basate sui più recenti dati resi disponibili da fonti istituzionali come USTAT-MUR e ANVUR, integrate con rilevazioni dirette condotte da AteneiOnline sui propri flussi di orientamento e immatricolazione.

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