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Indagine Nazionale sugli Studenti Universitari Online

Secondo l’ultimo rapporto OCSE, il nostro Paese continua a mostrare un forte ritardo sul fronte dell’istruzione universitaria: solo il 22% della popolazione tra i 25 e i 64 anni possiede una laurea, a fronte di una media del 42% nei Paesi industrializzati. Un dato che mette in evidenza le difficoltà strutturali legate all’accesso all’istruzione terziaria in Italia.

In questo scenario, le università telematiche assumono un ruolo sempre più cruciale, basti pensare che secondo gli ultimi dati ANVUR gli atenei digitali hanno ormai superato quota 300.000 iscritti. Per queste persone spesso la telematica é l’unica opzione possibile: ben 7 studenti online su 10, infatti, hanno dichiarato che senza la possibilità di seguire corsi a distanza avrebbero rinunciato al percorso accademico.

Questo dato emerge dalla Prima Indagine Nazionale sugli Studenti Universitari Online condotta da AteneiOnline, servizio specializzato nell’orientamento e nelle iscrizioni alle università telematiche. L’indagine ha coinvolto più di 15.000 studenti provenienti dagli 11 atenei digitali riconosciuti dal MUR, con l’obiettivo di analizzare esigenze, motivazioni e aspettative di chi sceglie la formazione a distanza, offrendo una fotografia inedita del fenomeno.

INDICE DEI CONTENUTI:


Una scelta dettata dalla flessibilità

Per quasi il 70% degli intervistati, lo studio online è stata l’unica soluzione praticabile per proseguire gli studi. Il 49% degli intervistati, infatti, ha dichiarato che senza la modalità telematica, probabilmente non si sarebbe iscritto all’università in modalità tradizionale. A questi si aggiunge il 20,8% che addirittura si dichiara assolutamente convinto che senza il digitale avrebbe interrotto gli studi.

I risultati raccolti confermano che la formazione online costituisce una condizione necessaria per una parte consistente della popolazione studentesca. Senza l’opzione telematica, molti iscritti non avrebbero avuto la possibilità di intraprendere o completare un percorso accademico, a causa di vincoli legati al lavoro, alla vita familiare o alla distanza geografica dai poli universitari. In questo senso, le università digitali svolgono una funzione di inclusione che integra e amplia l’offerta complessiva del sistema di istruzione superiore.

Alla base di questo quadro emerge in modo chiaro il bisogno di flessibilità e accessibilità, due aspetti sui quali, salvo alcune eccezioni, gli atenei tradizionali faticano ancora a dare risposte adeguate.

Una richiesta che emerge evidentemente dall’indagine: quasi 9 studenti su 10 avrebbero valutato positivamente la possibilità di iscriversi a un ateneo statale se questo avesse offerto in modalità telematica il corso di loro interesse. Nello specifico, il 38,7% degli intervistati dichiara che avrebbe preso in considerazione questa opzione “assolutamente”, mentre il 50% la considera una possibilità “probabile”. Solo una minoranza pari all’11,3% non avrebbe mostrato interesse per tale opportunità.

Questi numeri suggeriscono che la domanda di percorsi online non sia circoscritta alle università telematiche private, ma riguardi in modo più ampio il sistema universitario nazionale. L’assenza di un’offerta strutturata di corsi a distanza nelle università pubbliche lascia quindi scoperta una parte importante della popolazione studentesca, che trova negli atenei telematici l’unica soluzione in grado di rispondere alle proprie esigenze formative.

Dall’indagine, inoltre, emerge con forza la richiesta di un maggiore intervento istituzionale: il 77,6% degli studenti ritiene che lo Stato debba “assolutamente” fare di più per agevolare lo studio a distanza e un ulteriore 19,9% risponde “probabilmente sì”. Solo una minima parte (2,5%) si dichiara contraria.

Questo dato indica chiaramente che gli studenti percepiscono il digitale come un’opportunità da rafforzare con politiche pubbliche mirate, che possano rendere la formazione online ancora più accessibile e competitiva.

Ma quali sono le ragioni principali che spingono a scegliere un’università telematica? L’84,5% degli studenti indica la possibilità di conciliare studio, lavoro e vita privata come fattore determinante, seguito dalla flessibilità oraria (75,5%) e dall’impossibilità di frequentare fisicamente un ateneo (60,6%). Molto meno rilevanti sono invece il consiglio di amici/familiari (4,8%) o i costi più accessibili (9,9%).

Questi dati mostrano come la scelta sia guidata soprattutto da esigenze personali e organizzative, confermando il valore delle telematiche come risposta a bisogni concreti della popolazione studentesca.

Per quanto riguarda le motivazioni alla base della scelta del percorso di studio, nelle università telematiche – così come avviene nelle pubbliche – le principali sono sia di carattere professionalizzante che culturale: in primis per migliorare la propria posizione lavorativa (46,2%), seguita dalla passione per un campo di studi specifico (41,5%) e dall’arricchimento culturale personale (30,3%). Un 22,1% mira invece al titolo come requisito per concorsi pubblici, mentre il 17,9% punta a cambiare lavoro o settore. Percentuali minori indicano il prestigio (5,2%) o le aspettative familiari (2,4%).


Telematiche e tradizionali a confronto: accessibilità e qualità

Oltre il 70% degli studenti online intervistati ha frequentato in passato un ateneo tradizionale. Questo permette un confronto diretto tra le due realtà, spesso molte diverse rispetto a come vengono descritte dai media.

Dal confronto tra i due tipi di ateneo un quadro molto interessante: il 91,7% degli studenti trova migliore la fruizione delle lezioni negli atenei telematici rispetto a quelli tradizionali. Anche i rapporti con segreterie e amministrazione (69,2%) e con docenti/tutor (57,8%) risultano valutati più positivamente presso gli atenei digitali.

Inoltre, il 70,5% giudica maggiormente positivo il supporto didattico offerto dalle telematiche, l’84,2% valuta positivamente le modalità di esame e l’83,7% la gestione di appelli ed esami. Questi dati dimostrano come gli studenti ritengono le università digitali più organizzate e funzionali nelle procedure rispetto a molte realtà tradizionali.

Questi dati risultano interessanti in quanto sfatano – almeno secondo l’opinione degli studenti intervistati – alcune delle criticità da sempre attribuite alle Università Telematiche; in primis quella relativa al basso rapporto tra docenti e studenti che potrebbe causare problematiche a questi ultimi in quanto non sufficientemente seguiti durante il loro percorso universitario.

Il quadro fornito dagli studenti in realtà è abbastanza diverso: a domanda diretta, infatti, l’80,8% ha dichiarato di non aver mai avuto difficoltà a seguire un corso o a preparare un esame per mancanza di disponibilità del docente. Solo il 19,2% segnala problemi in tal senso.

Un altro aspetto rilevante che l’indagine contribuisce a chiarire riguarda uno dei pregiudizi più diffusi sulle università telematiche: quello della presunta maggiore facilità degli esami rispetto agli atenei tradizionali. La convinzione che i percorsi a distanza siano caratterizzati da prove meno impegnative o da standard di valutazione più bassi è da tempo radicata nel dibattito pubblico, alimentando l’idea che l’università online costituisca un’opzione “semplificata” rispetto a quella in presenza.

I dati raccolti, tuttavia, offrono un quadro diverso. Il 72,4% degli studenti dichiara di non aver riscontrato differenze sostanziali nel livello di difficoltà degli esami tra telematiche e tradizionali.  Ciò dimostra che il livello di difficoltà è percepito come simile, smontando l’idea che gli atenei online garantiscano percorsi più semplici.

Quali sono quindi i principali vantaggi riscontrati nel passaggio all’Università Telematica? Per il 73,1% il principale punto di forza della modalità online è la flessibilità nei tempi, seguito dal 63,2% che apprezza la possibilità di studiare ovunque ci si trova e dal 38,5% che valorizza la possibilità di avere le videolezioni sempre disponibili. Meno rilevanti risultano i vantaggi economici: solo l’11,8% sottolinea il risparmio sui costi da fuorisede e il 3,4% sui materiali didattici. Questo rafforza l’idea che non sia il risparmio economico a guidare le scelte, ma l’adattabilità dei percorsi online alle diverse condizioni di vita degli studenti.

Le principali criticità riscontrate dagli studenti delle università telematiche riguardano invece la scarsa socializzazione con i colleghi (25,6%) e i costi delle rette (21,7%) –  in quanto privati, gli atenei telematici prevedono infatti tipicamente una retta più elevata rispetto a quella degli atenei statali – seguiti dalla difficoltà nella gestione autonoma dello studio (11%) e nella comunicazione con tutor/docenti (10,8%). Molto meno frequenti sono i problemi relativi all’iscrizione ad esami ed appelli (2,5%) o dalla gestione degli esami a distanza (2,2%). Da notare il fatto che più di uno studente su 4 (26,3%) ha dichiarato di non aver riscontrato nessuna criticità.


Soddisfazione alta, ma restano le discriminazioni

Nonostante alcune criticità, il livello di soddisfazione rimane altissimo: il 51% degli studenti si dichiara “molto soddisfatto” e il 42,8% “abbastanza soddisfatto” della scelta dell’università telematica. Solo una piccolissima percentuale (4,7% tra “poco” e 1,4% “per niente”) mostra insoddisfazione. In totale, quindi, oltre il 93% degli iscritti valuta positivamente l’esperienza. Questo conferma che la formazione online riesce a rispondere in maniera efficace ai bisogni dei suoi studenti.

Nonostante l’alto grado di soddisfazione, però, quasi uno studente su due ammette di essersi sentito discriminato per aver scelto un’università telematica. I principali pregiudizi arrivano dai media (19.9%) e, in misura minore, da amici e familiari (17%) o in ambito lavorativo (11,8%). Un dato che mostra come, nonostante l’importanza crescente e i risultati positivi della didattica online, permangano stereotipi difficili da sradicare. Questo paradosso – soddisfazione altissima ma percezione di stigmatizzazione – rappresenta uno dei nodi cruciali da superare per valorizzare pienamente il ruolo delle telematiche.


Come si studia online: gli strumenti più usati

Dall’indagine emergono anche una serie di dati relativi alle abitudini e agli strumenti usati dagli studenti universitari online. La stragrande maggioranza degli studenti (84,8%) segue le videolezioni da PC, considerato lo strumento più adatto per garantire continuità e produttività nello studio. Un 10,7% utilizza il tablet, mentre solo il 4,5% segue le lezioni da smartphone. Questo dimostra che, nonostante la digitalizzazione e la diffusione del mobile learning, gli studenti prediligono ancora un dispositivo più stabile e completo per lo studio accademico, capace di supportare meglio la fruizione di contenuti complessi.

Un altro dato interessante riguarda l’alta percentuale di studenti (78,2%) che, nonostante la natura digitale delle università telematiche, dichiarano di continuare ad utilizzare libri e dispense come supporto allo studio. Solo il 21,8% dichiara di farne a meno. Questo dimostra che i materiali digitali non sostituiscono del tutto il cartaceo, ma piuttosto lo affiancano, in una logica di studio ibrida.

Infine,  emerge con forza il tema dell’Intelligenza Artificiale: il 63,2% degli studenti ha dichiarato di aver utilizzato l’AI come supporto allo studio – di cui il 44,8% occasionalmente e il 18,3% spesso – mentre solo il 36,8% non la impiega mai. L’AI si conferma quindi uno strumento ormai entrato a pieno titolo nelle abitudini degli studenti universitari, aprendo nuove prospettive sulla didattica del futuro.


Conclusioni

I risultati dell’indagine mettono in evidenza una forte domanda di accessibilità e di flessibilità nello studio universitario, soprattutto da parte di chi non ha la possibilità di frequentare corsi in presenza. Le università digitali appaiono quindi come uno strumento centrale per rispondere a questa esigenza, offrendo un’alternativa concreta a categorie di studenti che rischierebbero altrimenti di non intraprendere o di interrompere il proprio percorso accademico.

In un Paese che, secondo i dati OCSE, si colloca penultimo in Europa per numero di laureati, il tema assume una rilevanza particolare. La crescita delle università telematiche evidenzia come la didattica digitale possa contribuire a colmare, almeno in parte, il divario storico dell’Italia nell’accesso all’istruzione terziaria. Lungi dall’essere considerata un’opzione di ripiego, la formazione online si configura come un segmento complementare e sempre più integrato rispetto all’università tradizionale. Il riconoscimento di questo contributo risulta quindi essenziale per comprendere e valorizzare appieno il ruolo che la didattica a distanza riveste oggi nel sistema universitario nazionale.


Note metodologiche

L’indagine è stato realizzata sulla base di un questionario proposto a un campione di oltre 15mila studenti iscritti ad una delle 11 università telematiche riconosciute dal MUR. Hanno risposto al sondaggio 1.511 studenti.


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